Naturalezza e funzionalità sono gli ingredienti principali di questa nuova tecnica che promette alle pazienti risultati interessanti.  

Di Antonio Varanese, chirurgo estetico e ricostruttivo a Roma www.varanese.it

 

E’ l’intervento di chirurgia estetica per eccellenza e a confermarlo sono i dati numerici 2018 che indicano la mastoplastica additiva come l’operazione più quotata dalle donne in Italia, con un incremento di circa il 15% in più di richieste rispetto all’anno precedente.

Il seno rappresenta la femminilità intesa come sensualità e come simbolo della maternità: un bel decolleté deve essere naturale, morbido, caldo e funzionale ai movimenti della vita di tutti i giorni.

Sono molteplici i motivi per i quali una donna può decidere di avvicinarsi a questo tipo di intervento: il desiderio di avere un seno più grande, spesso riscontrabile soprattutto nelle generazioni più giovani, la necessità di rendere più simili le mammelle diverse tra loro per forma e dimensioni e infine il bisogno di ripristinare le caratteristiche di un seno che nel tempo ha subito dei cambiamenti nella forma e nella dimensione.

 

La mastoplastica additiva, nonostante sia ormai considerata routine giornaliera per i chirurghi plastici, rimane un intervento delicato in cui non basta esclusivamente scegliere il volume della protesi e il suo posizionamento ma sono necessarie una serie di valutazioni al fine di garantire alle pazienti un risultato estremamente naturale che non sappia mai di rifatto.

Per avere un esito ottimale, una volta compreso dalla paziente l’entità di aumento volumetrico desiderato, bisogna prendere le giuste misure e fare le adeguate proporzioni: le protesi più adatte sono il risultato del rapporto tra altezza, peso, torace, qualità del tessuto e dimensione della ghiandola mammaria.

 

In affiancamento alle più note tecniche chirurgiche, quali la sotto-ghiandolare, la retro-muscolare e la Dual Plane, oggigiorno sul mercato dell’estetica del seno vi è una nuova possibilità, la tecnica BiPlane, che garantisce risultati molto interessanti dati da una incredibile fusione tra le più conosciute tecniche attualmente in uso.

La tecnica consiste, nel posizionare le protesi mammarie in due piani separati, uno retro-muscolare e l’altro retro-ghiandolare: la caratteristica peculiare è quindi quella di dividere le fibre muscolari grossomodo a metà del muscolo grande pettorale e creare una tasca retro-muscolare nella parte superiore di tale muscolo. Questo tipo di intervento si traduce nel voler dividere le fibre muscolari agevolando quindi l’inserimento del collo della protesi mammaria nella parte superiore delle stesse. La parte inferiore della protesi, di contro, rimane appoggiata sul muscolo stesso quindi in sede sopra-muscolare e quindi retro-ghiandolare.

L’intervento, ha una durata variabile tra i sessanta e i novanta minuti, e viene generalmente eseguito in regime di day-hospital e in anestesia generale senza intubazione, con il solo ausilio della maschera laringea. In rarissimi casi può essere richiesto il ricovero in clinica per una o due notti.

L’incisione, atta all’inserimento della protesi può essere effettuata in zona peri-areolare, ascellare e sottomammaria:

  1. L’accesso periareolare, consiste in una incisione che viene effettuata nella parte inferiore dell’areola. E’ un accesso possibile solo in presenza di areole sufficientemente grandi (diametro maggiore di 3,5 cm).
  2. L’accesso ascellare, tecnica che pur essendo molto valida, necessita di strumenti adeguati e di grande esperienza da parte del chirurgo.
  3. L’accesso sotto-mammario, che è la tecnica maggiormente utilizzata che permette di evitare qualasisi tipo di trauma alla ghiandola mammaria.

Nelle quarantotto ore successive all’intervento è necessario rimanere a riposo. A partire dal terzo giorno è possibile riprendere a svolgere una vita normale evitando però attività faticose, saune, bagni turchi e l’esposizione al sole. Nei primi due giorni potranno verificarsi gonfiore, ecchimosi e indolenzimento nella regione mammaria. Dopo quattro-cinque giorni si potrà riprendere la normale attività lavorativa se non eccessivamente faticosa. A tre settimane dall’intervento chirurgico si potrà riprendere progressivamente a svolgere tutte le normali attività compresa quella sportiva.

Il vantaggio più evidente della tecnica BiPlane  è quello di poter evitare – in caso di mancanza di una adeguata copertura della parte superiore della protesi per ridotto spessore della ghiandola mammaria – la visibilità del bordo superiore della protesi mantenendo quindi la naturalezza del polo inferiore della mammella.

La differenza della Biplane rispetto alle tecniche alternative consiste quindi nel posizionamento strategico ed intermedio delle protesi mammarie, tra muscolo e ghiandola, garantendo quindi alle pazienti tutti i vantaggi delle altre tecniche (retro-muscolare, retro-ghiandolare e dual-plane), senza però comportarne gli svantaggi:

 

  • Assenza di variazione della forma del seno durante la contrazione muscolo pettorale
  • Ottima copertura dei poli superiori ed inferiore della protesi (sopra e sotto il capezzolo)
  • Ideale, dato il posizionamento, per nascondere i bordi della protesi
  • Ridotto rischio di palpabilità dei margini della protesi soprattutto nella parte superiore del seno dove la pelle rimane più sottile.
  • Risultato molto naturale garantendo un’ottimale funzionalità del muscolo gran pettorale
  • Ridotto rischio di contrattura capsulare, di dislocazione della protesi e dell’effetto rippling (piegoline sulla pelle)
  • Minore invasività rispetto alla tecnica retro-muscolare e quindi più conservativa.

 

Nella tecnica biplane, la cui peculiarità è rappresentata proprio dall’estrema naturalezza di risultato, è consigliabile l’utilizzo di protesi anatomiche che riproducono la forma “a goccia” del profilo naturale delle mammelle e sono più piene nella parte inferiore.

 

Per concludere, è comunque importante specificare che non esiste una tecnica migliore in assoluto rispetto alle altre: la strada più corretta è quella di considerare per ogni singola paziente fattori come le caratteristiche fisiche e abitudini di vita e sulla base di questi elementi orientarsi verso la tecnica che possa garantire i migliori risultati in termini di naturalezza e funzionalità.

LE TECNICHE GIA’ CONOSCIUTE:

Sottomuscolare: il posizionamento della protesi avviene al di sotto del muscolo pettorale. La tecnica fu  introdotta per permettere una minore visibilità dalla protesi e una sua minore palpabilità.

Sottoghiandolare: il posizionamento avviene al di sotto della ghiandola mammaria  e rende più naturale la forma senza compromettere la funzionalità del muscolo gran pettorale.

Dual Plane: che rappresenta l’evoluzione della tecnica sottomuscolare. In pratica la protesi rimane coperta in gran parte dal muscolo gran pettorale e per una minima parte dalla ghiandola mammaria. Ecco perché dual plan

Leave a comment